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Un anno di epidemia che non ha insegnato quasi nulla
A fine febbraio 2020 il “coronavirus” si fa notare dagli italiani, io lo seguivo già dai primi casi in Cina ed ascoltavo esterrefatto le dichiarazioni ottimistiche di politici ed autorità sanitarie, come di qualcosa che non ci riguardasse. Quando ai primi di marzo è scoppiato il panico ho deciso di rispolverare gli studi da chimico appassionato di statistica per cercare di informare quantomeno amici e conoscenti, utilizzando la cosa più veloce, dei post su Faceb0ok.
L’ho sentito come un dovere, percepivo la paura che montava vedendo i casi passare dalle centinaia alle decine di migliaia, paura alimentata da una pessima comunicazione, ad iniziare dal rito del bollettino della Protezione Civile delle 18.00. Averci sempre “beccato” sin dal primo giorno ha dato una mano alla mia credibilità e se i miei continui inviti alla prudenza hanno evitato anche un solo contagio in più è valsa la pena aver fatto ore di calcoli e decine di post.
Pensavo tuttavia fosse un impegno provvisorio, che la scienza e la corretta informazione avrebbero presto prevalso, ed invece la situazione non ha fatto altro che peggiorare. Si è iniziato a dubitare dell’esistenza stessa del virus e dei conteggi dei decessi, sono sorte teorie complottiste, i nutrizionisti ed i medici radiati si sono improvvisati virologi, si è persino affermato che le mascherine facciano soffocare. Quindi la dura lotta contro l’ignoranza e la disinformazione non è mai potuta cessare.
Con gli amici di Telesud abbiamo ragionato per mesi se fosse il caso creare una specifica sezione tematica. Tenere da solo un’intera rubrica non è semplice, visto che di mestiere faccio altro, ma poi ho capito che è sufficiente mantenere lo spirito originario dei post. Quindi scriverò quando ci saranno cose veramente interessanti da pubblicare e non cercherò di fare il fenomeno, spiegare senza secondi fini ed in parole semplici le evidenze scientifiche mi sembra più che sufficiente.
Dell’interpretazione dei numeri in TV
Per mesi ogni lunedì si è festeggiato nei Tg per una notevole diminuzione dei nuovi casi, fin quando non si sono resi conto che ogni lunedì i casi diminuiscono perché nel fine settimana anche i tecnici di laboratorio hanno diritto a qualche turno di riposo, quindi si processano meno tamponi e si trovano meno casi.
Poi altri mesi sono occorsi affinchè oltre a comunicare i nuovi casi giornalieri venisse indicato anche il numero di tamponi eseguiti, almeno per capire se le variazioni fossero delle vere “impennate di contagi” o “drastiche riduzioni” termini tanto cari alle testate online per acchiappare click.
Ad oggi ci sono ancora un paio di cosette “da recepire”
Se da 10.000 casi si passa a 9.500 e poi a 10.500 non è né una diminuzione (che lascia ben sperare) né un incremento (che desta preoccupazione), non è proprio niente, è una semplice fluttuazione statistica, la media è sempre 10.000 e negli ultimi 3 giorni la situazione è stazionaria. Magari sarebbe più utile indicare come siamo messi oggi rispetto alla media dell’ultima settimana o rispetto al mese prima.
Da un po’ di tempo va tanto di moda il tasso di positività, peccato che ne esistano almeno quattro tipi differenti e quello che normalmente viene riportato è il meno significativo di tutti, anche perché il metodo di calcolo è stato recentemente “ritoccato”, credo proprio a scopo di maquillage.